Commercio di vicinato sempre più in affanno. Gli imprenditori temono l’avanzata dell’E-commerce, più della GDO. «È un dato di fatto. Occorre porre rimedio: serve volontà di investire nell’innovazione da parte dei commercianti e la collaborazione di istituzioni, categorie e privati per strategie ampie e a lungo termine». L’intervista a Berlino Tazza, presidente di Sistema Impresa – Asvicom Cremona.
Vendite invernali cominciate in ritardo, acquisti di Natale tra luci e ombre, saldi appena partiti conditi di speranza da parte dei commercianti. Per i negozi di vicinato è un clichè. Il copione però ha uno scenario che ormai si è delineato con chiarezza e che fa traballare la fiducia della maggior parte degli imprenditori, titolari di attività nei centri storici delle nostre città: la rete è il competitor da temere. Di questo e del futuro del commercio di vicinato abbiamo parlato con Berlino Tazza, presidente di Sistema Impresa – Asvicom Cremona.
LO SCENARIO
«Il rapido processo di crescita delle grandi strutture di vendita, cominciato a partire dagli anni Ottanta e non ancora terminato, ha stravolto i modelli di funzionamento delle principali città, gli assetti socio economici dei contesti locali e ha rivoluzionato i comportamenti dei consumatori. Oggi il fenomeno “agglomerati commerciali” ha raggiunto il suo apice a cui, con buona probabilità, seguirà la fase di stallo e, presumibilmente, la discesa. Un tramonto annunciato, già realtà in alcuni paesi, giunto anche perché, contestualmente, abbiamo assistito ad un’altra epocale trasformazione del settore: la connessione perpetua degli utenti e la possibilità di fare acquisti online da parte dei consumatori. La vendita in rete di prodotti di ogni genere, unitamente all’assenza di regole precise che disciplinano il mercato e l’arrivo dei colossi commerciali virtuali, Amazon ad esempio, ha avuto conseguenze pesanti sia sui negozi di vicinato che sui grandi centri commerciali. Oggi non è possibile fare un’analisi puntale sullo stato del commercio se non partiamo da questa scenario, specchio della realtà» spiega Tazza.
I DATI
«I dati pervenuti dalla Camera di Commercio della nostra provincia testimoniamo quanto affermato: il numero delle imprese cessate è aumentato dal secondo al terzo trimestre del 2018, il settore della ristorazione/pubblici esercizi è caratterizzato da un incessante turnover mentre le attività legate ai servizi (informazione e comunicazione) sono aumentate. Anche sul fronte dell’occupazione i dati non sono migliori: il saldo tra avviamenti e cessazioni di contratti è negativo. Meno posti di lavoro significa meno potere d’acquisto e quindi meno spese, poche e selezionatissime. Così il consumatore va in cerca dell’affare, ovunque. A confermare la tesi, i dati del recente studio condotto dal sistema associativo sul territorio provinciale. Gli imprenditori intervistati elencano con questo ordine le maggiori difficoltà che negli ultimi 5 anni hanno incontrato: tasse, caro affitti, assenza parcheggi consoni nei centri storici, concorrenza di e – commerce e grande distribuzione. Il nemico numero uno dei commercianti oggi non è più il centro commerciale, che gode comunque di vantaggi rispetto al negozio di vicinato, ma la rete. Sempre più imprenditori lamentano il fatto che le gente entra in un negozio, prova la taglia comoda, non acquista e compra in rete lo stesso articolo della giusta misura. Nell’intervista ai nostri imprenditori è emerso anche che chi ha deciso di utilizzare la rete come canale di promozione e vendita ha avuto riscontri positivi. L’80% dei negozi intervistati tra Crema e Cremona possiede un profilo social grazie al quale, in questi anni, ha raggiunto un discreto numero di acquirenti. Chi invece ha investito dotandosi di sito e-commerce (aimè solo il 15%) ammette di aver percepito significativi cambiamenti. Qualche imprenditore sostiene addirittura che le vendite online coprano il 10-15% circa del fatturato annuo. Chi poi è stato in grado di fare rete e di creare una sorta di portale locale dei negozi del centro, includendo anche il food, può dirsi davvero soddisfatto».
ANALISI DEI DATI
«Emergono in maniera evidente alcuni aspetti: il commercio è cambiato, i giovani imprenditori ne hanno consapevolezza e si adeguano al mercato attuale aggiungendo ai loro cavalli di battaglia – qualità, cortesia e servizi – le strategie del commercio del 2020. I commercianti che non si son adeguati e che perseverano nel portare avanti il lavoro in maniera tradizionale fanno molta fatica, in diversi casi sono stati costretti a chiudere l’attività».
«Il settore del commercio oggi è spaccato in tre grandi filoni: negozi di vicinato, grande distribuzione, commercio online. Ognuno deve attingere dall’altro per avere nuove idee e sopravvivere nel mercato globale. Gli altri due grandi rami del terziario, turismo e servizi, devono poter giocare un ruolo di supporto fondamentale. Mi spiego meglio: i centri storici, con i loro negozi all’avanguardia, dovrebbero sfruttare meglio la loro collocazione geografica. Come? Il marketing territoriale e gli eventi culturali giocano una parte decisiva solo se tutti gli attori remano nella stessa direzione. Purtroppo, sempre più spesso non funziona così e, al contrario, ognuno pensa al proprio orto. Le città – o i centri commerciali – in cui si fa rete hanno dimostrato di restare sul mercato e cavarsela egregiamente». E chiude Tazza: «Anche in questo caso, associazioni di categoria e amministrazioni devono fare da registi».
IL RUOLO DELLE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA
«I corpi intermedi giocano un ruolo importantissimo. Oggi si ha la tendenza a pensare che tutti possano fare tutto. Abbiamo imparato ad esser multitasking e ad arrangiarci ma ciò non significa che diventa possibile sostituire delle professionalità. Un esempio banale: il titolare di un’attività è in grado di creare un profilo social del proprio negozio ma non conosce i trucchi per gestire in modo proficuo il proprio profilo.
Per un commerciante, appoggiarsi ad un associazione di categoria significa essere sempre aggiornato sulle novità che riguardano il proprio settore, confrontarsi con altri colleghi, essere assistito per accedere a bandi e concorsi che possono portare benefici alla propria attività e soprattutto significa essere tutelati e adeguatamente rappresentati nelle sedi opportune. Solo così possono essere difese e portate avanti le istanze della categoria. Sistema Impresa è presente al tavolo per la competitività in Regione Lombardia, in provincia di Cremona, è nel Distretto Urbano di Crema e Cremona ed è in costante dialogo con amministrazioni regionali, provinciali e comunali».
IL RUOLO DELLE AMMINISTRAZIONI
«Le amministrazioni regionali, provinciali e comunali decidono i destini delle nostre città e dei nostri territori. Le politiche di intervento vengono decise in dialogo con i corpi intermedi proprio perché ci sono in gioco gli interessi di tutte le categorie economiche. Sistema Impresa da tempo sostiene che le politiche di intervento debbano essere finalizzate alle pari opportunità. Ogni segmento del settore commercio deve poter competere ad armi pari con gli altri. I programmi integrati di riqualificazione urbana sono l’orizzonte a cui dobbiamo guardare. Per farlo è necessaria la collaborazione tra forze imprenditoriali categorie economiche e soggetti pubblici, appunto».
LE POLITICHE DI INTERVENTO
«Occorre far funzionare al meglio ciò che abbiamo valutato positivamente in questi anni. I Distretti Urbani del Commercio continuano ad essere determinanti e rappresentano la cabina di regia di ogni territorio. I DUC sono i luoghi in cui Regione Lombardia fa pervenire le risorse per ristrutturare palazzi e corsi nei centri storici, per valorizzare i negozi storici – Regione ha ipotizzato di prevedere delle premialità oltre al riconoscimento – per migliorare sicurezza e tecnologia dei negozi di vicinato».
«Sarebbe auspicabile inoltre» aggiunge Tazza «stipulare protocolli di collaborazione con associazioni di categoria, camere di commercio, università, società immobiliari o proprietari di immobili, organismi con finalità qualificate (Touring club, Dimore Storiche, ecc) al fine di monitorare e proporre interventi mirati a promuovere tutto il territorio, progettare nuovi piani di riqualificazione e, perché no, ipotizzare interventi relativamente agli aspetti normativi».
LE CONTROMISURE CHE POSSONO ADOTTARE I NEGOZI DI VICINATO
«Internet è un imprescindibile strumento di lavoro. Un commerciante oggi non può esimersi dall’avere un profilo social e ipotizzare di mettere in cantiere la costruzione di un sito e- commerce. Purtroppo ci sono ancora molti imprenditori che non hanno un indirizzo mail. Fare squadra con i colleghi e partecipare in maniera propositiva e creativa alle iniziative della città serve. Concordare orari di apertura e chiusura, partecipare a rendere più attrattivo il centro storico, creare forme di sinergia e collaborazione significa vendere al consumatore un’idea di centro commerciale naturale compatto e pronto ad accoglierlo nel migliore dei modi».
«Ovviamente la cortesia, la qualità e l’offerta di servizi personalizzati sono abitudini che non passeranno mai di moda, sempre graditi dal pubblico che decide di visitare il centro di una città».
«Infine, e non per importanza, credo che un’adeguata formazione sia un requisito indispensabile per chi vuole fare il commerciante oggi. Proprio per poter intercettare il maggior numero di consumatori, il commerciante 2.0 dovrebbe conoscere almeno l’inglese, avere nozioni di cultura generale, essere preparato su quel che offre la propria città. Proprio questa settimana i media locali hanno parlato di un incremento del numero di turisti sia a Crema che a Cremona. Ecco che saper accogliere il visitatore parlando con cognizione di causa diventa necessario».
«Sono tutti accorgimenti. Non esiste una bacchetta magica» conclude Tazza «e soprattutto a nulla servono mille strategie se non si va tutti nella stessa direzione, associazioni, istituzioni e imprenditori. Una chance c’è, ma va colta ora».