Associazione Sviluppo
Commercio, Turismo e Servizi
della Provincia di Cremona

18/10/2018 | news

TROPPI NEGOZI CHIUSI NEI CENTRI

Intervento del Governo sul decreto salva Italia. Tazza: «Necessario il confronto con le associazioni e con gli operatori del settore»

 

Crema – Sono circa 60.000 i negozi di piccole e medie dimensioni che hanno chiuso negli ultimi 6 anni. Al contrario, nello stesso periodo, sono aumentati di circa 2500 unità i megastore. Numeri che emergono dall’analisi dei dati Istat  e dei reports del Mise e che attestano un’impennata dopo l’incisiva liberalizzazione del commercio che ha introdotto il Governo Monti concedendo la facoltà ai negozianti di stare aperti 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno. Un fenomeno che interessa anche il nostro territorio: ci sono evidenti segnali di sofferenza nei centri storici delle nostre città e dati negativi sull’occupazione complessiva del settore. «I numeri confermano il crollo soprattutto dei lavoratori indipendenti, imprenditori e collaboratori familiari, ma anche una flessione degli imprenditori della consulenza che appoggiavano la rete dei negozi di vicinato» conferma il presidente di Sistema Impresa – Asvicom Cremona, Berlino Tazza. «L’intervento sul decreto Salva Italia ipotizzato dal Governo Conte  ha la finalità di cercare di invertire la tendenza. È contemplato un approccio dal basso che ci fa ipotizzare una riflessione costruttiva nell’ambito dei singoli territori» spiega Tazza. «Potrebbe essere un’occasione per valorizzare, in sede locale, le scelte dei singoli negozianti e il contributo delle associazioni di categoria. Peraltro, è bene ricordare, che Regione Lombardia ha predisposto luoghi atti ad agevolare l’ascolto delle istanze dei commercianti e avviare la mediazione con gli attori istituzionali. Mi riferisco ai Distretti Urbani del Commercio. Certo, servirebbe una maggiore maturità da parte delle amministrazioni comunali nel servirsi di questi strumenti di partecipazione. Ad ogni modo, credo che prima di proporre una soluzione definitiva il Governo debba elaborare un testo condiviso che offra una indicazione omogenea senza dimenticare il confronto con chi ha il polso della situazione. E cioè le associazioni che vivono a contatto con le imprese del commercio. Ciò che riteniamo senz’altro fondamentale è che siano i diretti interessati, quindi i commercianti ad avere l’ultima parola. Il settore dei negozi di vicinato per le sue funzioni sociali è troppo importante per non avviare delle azioni a tutela».