«Una manifestazione pretestuosa che ha avuto un epilogo prevedibile». Chiara la posizione di Berlino Tazza, presidente di Asvicom Cremona riguardo alle pesanti conseguenze che riporta la città dopo il Corteo antifascista tenutosi sabato 24 gennaio e sfociato in gravi episodi di violenza.
«Una città devastata dalla violenza e dalla cecità di chi non ha saputo prevedere il disastro, una città che è ancora in attesa delle scuse del suo primo cittadino, co-responsabile moralmente – insieme alle forze politiche e sociali che hanno ostinatamente “tirato dritto” sulla decisione di autorizzare la manifestazione – per non aver “urlato” a dovere affinché fossero dissuasi gli organizzatori o fosse garantita la sicurezza, diritto di ogni cittadino».
«Chi ha pensato e predisposto la manifestazione non si è appellato al buon senso, che dovrebbe invece contraddistinguere ognuno di noi, a maggior ragione chi ricopre un incarico pubblico. Il Corteo era da evitare: non si tratta di limitare il sacrosanto diritto a manifestare idee e posizioni pacifiche, ma di far prevalere la ragione e divulgare il proprio senso civico, per una volta senza scendere in piazza, a maggior ragione in un momento tanto delicato come quello che Cremona stava vivendo in relazione ai recenti avvenimenti dei centri sociali.
Chi ha autorizzato il Corteo e chi non è intervenuto con forza per evitare che situazioni come quelle accadute potessero essere evitate è tanto responsabile quanto gli organizzatori stessi.
Che la manifestazione non fosse una buona idea era chiaro a tutti. In città da una settimana si respirava un clima di terrore. Proprio lo scorso venerdì, Antonio Pisacane, direttore di Asvicom sede di Cremona, in qualità di portavoce delle associazioni di artigiani e commercianti del Distretto Urbano del Commercio, aveva chiesto a gran voce, se fosse possibile evitare la manifestazione, quantomeno di mettere in atto tutte le misure necessarie a garantire il diritto a lavorare delle categorie rappresentate, evitando che il circuito comprendesse le vie del centro storico. L’appello non è stato ascoltato e il corteo non ha raggiunto il centro solo perché gli episodi di violenza si sono verificati prima, in viale Trento e Trieste. Ad ogni modo, il terrore dei cremonesi era chiaro già alla prime ore del sabato: negozi chiusi, serrande abbassate, vetrine coperte, cremonesi barricati in casa.
Una tragedia quasi annunciata, dunque. Poco chiara solo a chi (vien da pensare senza una cultura storica e politica adeguata) ha ostinatamente concepito di farla e a chi l’ha politicamente sostenuta»
«Ciò che ci aspettiamo all’indomani dei danni arrecati alla città stimati, al momento, in mezzo milione di euro – continua Tazza – sono azioni concrete per i commercianti e i cittadini che hanno subito danni materiali, poiché morali li ha subiti tutta Cremona.
Occorre che qualcuno si assuma delle responsabilità precise e che dia risposte realistiche a tutti coloro che hanno visto lesi i propri diritti e la propria libertà.
I cittadini che abbiano subito danni alle proprie attività o ai propri beni si facciano stimare il danno e pretendano di essere rimborsati da chi, ciecamente, non ha saputo o voluto prevedere il disastro.
É arrivato il momento di dire basta al solito indegno spettacolo dello “scarica barile” ed è giunto il momento di individuare i responsabili per quanto accaduto. Asvicom Cremona, intanto, sta valutando la possibilità di assistere legalmente coloro che vorranno costituirsi parte civile».