Un summit sul commercio ad altissimo livello. Martedì 16 aprile 2013 il presidente di Sistema Commercio e Impresa – Asvicom Cremona, Berlino Tazza, ha incontrato a Milano Antonino Laspina, coordinatore generale della rete Ice in Cina.
L’Ice è l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle realtà produttive del nostro Paese. «La rinascita di Ice riapre la via della seta alle imprese Italiane» ha esordito Laspina nel colloquio con Tazza. Molto soddisfatto al termine dell’incontro il presidente di Asvicom. Laspina, per soli sette giorni in Italia, ha fornito indicazioni molto importanti. Un canale che ora Asvicom vuole mettere a disposizione delle imprese del territorio.
Presidente Tazza, perché avete messo in agenda questo incontro con l’Ice?Per due motivi. Dopo un suo precoce pensionamento Ice rinasce con nuove strategie e nuovi riferimenti nel mondo che è opportuno approfondire. Il secondo motivo perché Asvicom ritiene l’agenzia un formidabile strumento utile alle imprese per l’internazionalizzazione delle imprese.
Il tema dell’internazionalizzazione è considerato decisivo per il ‘Sistema Italia’. Perchè?
Molti degli indicatori macroeconomici del Paese segnano il passo tranne uno, quello dell’export, che nel 2012 ha registrato un più 5%.
Quindi per crescere occorre iniziare a guardare all’estero?I segnali vanno chiaramente in questa direzione. Purtroppo tante imprese italiane si trovano poco attrezzate per varcare i confini nazionali nonostante manifestino una forte volontà di conoscere meglio i mercati esteri, le opportunità che offrono e le modalità per operare con maggiore efficacia in ciascun Paese. Hanno bisogno di aiuto.
Quali sono oggi i mercati più promettenti?I cosiddetti Brics: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Basti pensare che questi paesi già nel 2011 hanno superato gli Stati Uniti in beni importati. Esiste poi un tema di qualità della crescita che interessa i Brics e che avvicina progressivamente la loro domanda alle caratteristiche dell’offerta di Made in Italy. L’aumento del reddito e del turismo e l’allargamento di un vero e proprio ceto medio sono fattori che possono facilmente accelerare la penetrazione dei beni italiani notoriamente di alta qualità.
Quali sono le modalità per intraprendere un processo di internazionalizzazione?Le strategie sono principalmente tre. Esportazione di beni tramite buyer, importatori e distributori. Esportazione di beni per mezzo di una propria filiale estera. Produzione di beni fatta in loco, dirattamente all’estero.
Quali sono i pro e i contro?Nel primo caso l’impresa arriva sul mercato estero affidandosi a buyer, importatori e distributori che si occupano direttamente della commercializzazione del prodotto. E’ la modalità più semplice per testare un mercato internazionale. Con una propria filiale estera, invece, una struttura di agenti si occupa di cercare i clienti sul mercato per conto dell’impresa produttrice. Questa seconda modalità è più strutturata rispetto alla precedente perché richiede investimenti maggiori a fronte, però, di un controllo superiore del mercato. Infine, attraverso la realizzazione di insediamento produttivo all’estero, l’impresa manifesta una forte volontà di voler dominare tutte le fasi della catena del valore. Questa scelta comporta un maggior rischio di investimenti ed un approccio di più lungo periodo.
Asvicom cosa suggerisce alle imprese?Dipende dalle loro capacità manageriali e finanziarie. Tipicamente però suggeriamo di produrre in Italia ed esportare all’estero. Perché così si riesce a controllare la qualità della produzione targandola Made in Italy. Perché si garantisce lavoro agli operai qualificati italiani e si tutela il tessuto industriale del Paese.
Avete iniziato dalla Cina. Che idea si è fatto dopo l’incontro con Laspina?La Cina oggi offre molte possibilità per le nostre imprese. Il mercato cinese è caratterizzato da un elevato tasso di crescita: 7%. Un espansione del mercato interno. Forti investimenti governativi a sostegno dello sviluppo. Politiche del Go West. In particolare le opportunità per le imprese italiane sono legate al settore dei beni di consumo data l’elevata capacità di spesa nelle aree urbane della Cina in cui si trovano milioni di potenziali consumatori di prodotti Made in Italy.
Avete avuto richieste specifiche dalle imprese del territorio?Abbiamo voluto incontrare Laspina anche perchè stiamo accompagnando un importante gruppo cremasco in un percorso di internazionalizzazione su Shanghai. Per questo gruppo ci stiamo adoperando per garantire loro un’efficace partecipazione a Fiere del settore, stiamo studiando percorsi formativi nei confronti del loro personale mirati a sostenere il processo di internazionalizzazione aziendale e ci siamo resi disponibili con il nostro confidi a valutare eventuali esigenze di finanziamento.
Altri esempi?Siamo stati contattati da imprese che lavorano nel campo alimentare e che vogliono agire in rete per portare i propri prodotti sul mercato cinese. Un Made in Italy caseario e vinicolo. Ma da soli non possono farcela. Hanno bisogno di relazioni e servizi. Noi stiamo costruendo le condizioni per consentire di liberare queste energie.
Da qui l’incontro con il responsabile dell’Ice…Esattamente. Laspina si occuperà di fornire tutta l’expertise Ice in materia di prassi doganali e bancarie, metodologie commerciali, usi e costumi locali, strumenti contrattuali nonché tutti gli altri numerosi servizi a valore aggiunto dell’agenzia. Il commercio è fatto di prodotti, logistica, ma anche e soprattuto di relazioni umane costruite sul prestigio degli interlocutori e sulla loro competenza. L’Ice, sotto questo punto di vista, è una garanzia.